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Il Volto Santo di LuccaFin dal Medioevo la città di Lucca è famosa in tutta Europa per un crocifisso ligneo di natura miracolosa, recante un’immagine “acheropita”. Con questo termine di origine greco-bizantina si indicano quelle opere che non sarebbero state realizzate da mano umana, da un artigiano o da un artista, ma che al contrario sarebbero “apparse” per intervento divino. Tale immagine è nota come Volto Santo; si tratta di una statua-reliquario che rappresenta il Cristo in croce.La leggenda “ufficiale” fu scritta nel XII secolo prendendo spunto da tradizioni orali di provenienza diversa. Il testo s’intitola Relatio de revelatione sive inventione ac translatione sacratissimi vultus ed è opera di un certo Leobino, diacono di probabile origine francese.
Il protagonizta del racconto è San Nicodemo, fariseo, membro del Sinedrio (il consiglio preposto all’emanazione delle leggi nell’antica Gerusalemme) e, secondo il Vangelo di Giovanni, uno dei discepoli di Gesù. Nicodemo sarebbe stato uno di coloro che avrebbero deposto Gesù nel sepolcro dopo la crocifissione (Gv. 19,39-42).
La leggenda leobina narra che Nicodemo, oramai anziano, si sarebbe prefisso il compito di riprodurre nel legno l’immagine di Gesù morto in croce, affidandosi alla propria memoria. Una volta completato il busto, al momento di dare forma al volto, Nicodemo si sarebbe bloccato, incapace di continuare. Dopo lunga preghiera, sarebbe quindi caduto in un profondo sonno, e , al sul risveglio, avrebbe ritrovato l’opera completata da mano angelica, esclamando “E’ il Volto Santo!” e inginocchiandosi con stupore e meraviglia. L’opera sarebbe stata custodita in segreto da Nicodemo sino alla sua morte per poi passare in affidamento a Isacar, suo discepolo. Quest’ultimo, affinché la croce non cadesse in mano ai giudei (era infatti il periodo delle persecuzioni cristiane), la tenne nascosta in una grotta dove di generazione in generazione venne conservata e venerata.
Lo spostamento del crocifisso in Occidente si deve al vescovo Gualfredo, circa settecento anni più tardi; per garantire la conservazione e soprattutto il libero culto della reliquia, Gualfredo decise che il crocifisso fosse trasportato lontano dalle terre degli infedeli. Così, dopo essere stata portata da Gerusalemme nella vicina città marittima di Giaffa, la croce fu deposta su una barca senza equipaggio e affidata alla divina Provvidenza, in balia del mare e dei venti. Nel 782 d.C. la nave senza equipaggio approdò sulle spiagge di Luni. Fu allora che un angelo apparve in sogno al vescovo Giovanni di Lucca dicendogli di recarsi al porto di Luni dove avrebbe trovato una scultura di legno del Cristo in croce, contenente numerose reliquie.
Prima dell’approdo della barca in terra lucchese, i lunesi tentarono a più riprese di abbordare la nave; tuttavia, la Provvidenza volle che il Volto Santo arrivasse nelle mani del vescovo di Lucca.
Umiliati, gli abitanti di Luni diedero inizio a una contesa che terminò con la decisione del vescovo Giovanni di donare loro un’ampolla vitrea piena del sangue di Cristo, prelevata proprio tra le reliquie conservate all’interno del crocifisso. Tale reliquia è ancora venerata a Sarzana.
Oggi il Volto Santo si trova di fronte al quarto altare della navata sinistra della cattedrale di San Martino in Lucca, conservata all’interno della cappella che fu costruita da Matteo Civitali nel 1484. A onore del vero, l’attuale croce è probabilmente una copia dell’originale, forse realizzata tra l’XI e il XII secolo, proprio nel periodo di massima popolarità del culto. L’opera diede una grandissima fama alla città che, durante il Medioevo, divenne una meta quasi obbligata per i molti pellegrini che dal Nord Italia e dall’Europa si recavano in pellegrinaggio verso Roma o verso altri luoghi di culto della penisola.